AIGCP, duro attacco all’UCI su ProSeries, sicurezza, arbitraggi e tanto altro
L’AIGCP continua la sua battaglia con l‘UCI. L’associazione delle squadre professionistiche nella serata di ieri ha scritto una lettera aperta all’UCI, con la quale aveva già polemizzato un mese fa per l’istituzione delle Classic Series, lamentando ancora una volta delle preoccupazioni per “il governo del ciclismo professionistico esercitato dall’UCI”, invitando l’istituzione al dialogo. La lunga lettera pubblicata dall’AIGCP sul suo profilo Facebook è riassumibile essenzialmente in tre concetti chiave, che sono “sicurezza e arbitraggi”, “rappresentanza al consiglio dell’UCI” e “interferenza nel dominio commerciale”, tutti punti che andremo ad analizzare meglio nel dettaglio.
1.Sicurezza e arbitraggi
“I principali compiti dell’UCI non vengono esercitati al livello richiesto” si legge nella prima parte del comunicato, che prosegue con la richiesta di un arbitraggio che sia “giusto e coerente”. Il riferimento, anche senza citarlo direttamente, è all’episodio dei mondiali Under 23 in cui il nostro Samuele Battistella si è laureato campione dopo la squalifica di Nils Eekhoff, che dopo una caduta nelle fasi iniziali della corsa, era rientrato in gruppo dopo aver sfruttato, in una maniera poi giudicata troppo prolungata, il traino della sua ammiraglia. “Le squadre, i corridori e gli organizzatori agiscono in maniera professionale – continua il comunicato – Ci si attende un tale livello anche dall’UCI in tema di sicurezza dei corridori e dell’arbitraggio delle gare. L’UCI deve continuare a concentrarsi su questo piuttosto che su cose che non le competono” continua l’AIGCP prima di chiudere il primo punto ricordando che “le condizioni di corsa sicura dovrebbero essere la priorità assoluta dell’UCI”.
2. Rappresentanza al Consiglio dell’UCI
“Tassazione senza rappresentazione” è lo slogan risalente alla rivoluzione americana che l’AIGCP adatta alla propria situazione per dare un titolo al secondo punto in oggetto nel comunicato. L’associazione delle squadre ricorda, infatti, che pur versando dei contributi all’UCI, è costretta a subirne le scelte senza essere rappresentata, né consultata. A tal proposito, viene anche ricordato come l’AIGCP vanti due seggi su dodici all’interno del consiglio del ciclismo professionistico, ma nessuno all’interno del comitato direttivo. “ I principali protagonisti non sono rappresentati all’UCI e l’UCI non ha alcun interesse ad includerli. Governa come vuole. Per i corridori e le squadre tutto si riduce all’essere tassati senza avere la possibilità di essere rappresentati”.
3. Interferenza nel dominio commerciale
Anche il terzo punto risulta particolarmente delicato, con l’AIGCP che lamenta l’aumento del numero di giorni di corse World Tour, che il prossimo anno saranno 180 contro le 154 del 2017. Inoltre, l’associazione dei corridori punta il dito anche contro la sostituzione delle corse HC con le ProSeries, che originariamente, secondo le squadre, dovevano essere più selettive, ma così non è stato visto che con le ProSeries il numero di gare di questo livello aumenterà del 25,8%. Un dato che, secondo l’AIGCP, dimostra come l’UCI abbia agito “esplicitamente in disaccordo con le squadre e con i loro corridori”. Arriva poi una critica in prima persona al presidente dell’UCI, David Lappartient, a causa del Grand Prix de Plumelec, che passa proprio sotto casa del dirigente francese e che il prossimo anno sarà promosso a corsa ProSeries, nonostante secondo l’AIGCP negli scorsi anni non abbia soddisfatto i requisiti necessari per una promozione: “Con tutto il rispetto dovuto a questo evento, la corsa della città del presidente, il GP Plumelec, è stato promosso nonostante il fatto che negli ultimi tre anni non abbia saputo attirare nemmeno una formazione World Tour straniera”.
Un altro motivo di polemica è stata poi la decisione di istituire la cronostaffetta mista, che ha fatto il suo debutto ai mondiali di Yorkshire 2019 con la vittoria dei Paesi Baessi, sostituendo la tradizionale cronosquadre, senza richiedere il parere delle squadre. Il comunicato prosegue, poi, facendo notare che i corridori spesso possono essere richiesti dalle nazionali per periodi più lunghi ed essere sottratti alle formazioni che pagano loro lo stipendio. Un’altra accusa è poi mossa alla maglia di campione europeo, che era stata messa da parte quando Lappartient presiedeva l’Unione Ciclistica Europea, ma che è tornata negli ultimi anni togliendo ulteriore visibilità agli sponsor, visto che il campione in carica deve indossarla per tutta la stagione a discapito di quella della propria formazione. L’ultimo punto è invece il più controverso, visto che l’AIGCP accusa l’UCI di essersi arrogata il potere di attribuire i diritti delle immagini proveniente dalle telecamere installate sulle bici e dei dati agli organizzatori delle corse, innovazioni lanciate da Velon, che è generalmente sostenuta dall’AIGCP e che è invece in contrasto con l’UCI, che ha persino denunciato alla Commissione Europea.
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